All'interno della mitologia egizia è possibile ravvisare il concetto di "orizzonte artificiale".
Alcuni studi suggeriscono che le piramidi della IV dinastia potrebbero avere un orientamento stellare, legato alla permanenza del defunto faraone nell’oltretomba.
Queste sono infatti rivolte verso i quattro punti cardinali.
L’importanza di Meskhetyu è sottolineata fin da tempi molto antichi, come dimostra la sua presenza nei Testi delle piramidi, un insieme di scritti religiosi chiamati così perché ritrovati nelle camere funerarie di numerose piramidi.
Vi si leggono alcuni passi che riflettono il desiderio del re defunto di viaggiare nel firmamento e diventare una delle “stelle imperiture” o immortali: le stelle circumpolari, le quali, a differenza delle altre, sono sempre visibili nel cielo notturno.
Dopo la morte, dunque, il faraone si sarebbe stabilito in cielo, tra le stelle circumpolari, da qui l'importanza dell'orientamento stellare dato alle Piramidi.
Ed è proprio come gli egizi abbiano ottenuto questo orientamento una delle questioni più dibattute nella storia dell’egittologia, e qui entra in gioco l' ''orizzonte artificiale''.
Il metodo più accreditato nella letteratura egittologica è infatti quello proposto nel 1947 da I.E.S. Edwards.
Innanzitutto bisogna fissare un orizzonte artificiale (per esempio un muro in pietra) per evitare i problemi causati dall’estinzione atmosferica (la perdita di luce di una stella quando attraversa l’atmosfera terrestre) e la rifrazione vicino all’orizzonte (il cambio di direzione della luce). Dopo di che è necessario selezionare una stella circumpolare, osservarla nel suo movimento notturno e segnare sull’orizzonte artificiale le posizioni del suo sorgere e tramontare, punti che ci indicherebbero esattamente la linea meridiana nord-sud.
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